Giorno Pagano Europeo della Memoria

EVOCATIO O AMMUCCHIATA?

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Una delle caratteristiche più comuni nelle varie forme di Paganesimo odierno è la compresenza di divinità provenienti da pantheon antichi diversi. Sono pochi i gruppi che si ricollegano ad un solo, specifico pantheon antico e si tratta in genere di gruppi con una determinante componente territoriale nel senso di "legati al territorio"; anche questi gruppi tuttavia, talvolta ricorrono non a figure di divinità ma a paradigmi filosofici provenienti da altri tempi e luoghi rispetto al pantheon prescelto.

Salvo casi estremi, ritengo si tratti in entrambi i casi di scelte accettabili: il Pagano non è un rievocatore, non replica acriticamente il passato, ma vive la propria Religione nei rapporti con il mondo esterno ed è perciò condizionato non solo dalle proprie idee, ma anche da epoca e luogo in cui si muove. Le religioni antiche giungono a noi con un certo grado di ibridazione e dove non sono ibride loro, siamo ibridi noi; il problema è stabilire fino a che punto l'ibridazione ci va bene, dove vogliamo fermarci, dove questa ibridazione ci aiuta e dove ci è di ostacolo.

Da questo discorso escludo i casi limite, quelli più scellerati perché fatti con superficialità estrema, riconducibili a due tipologie. Una è "l'ammucchiata" di Dèi: alcuni Pagani ritengono evidentemente che "più si è e più si gode" e inanellano nei loro rituali senza pensarci troppo sfilze di nomi accomunati in genere da una caratteristica banale e banalizzata, come ad esempio il fatto di essere divinità "solari". Posso capirlo nei riti con valenza sociale, cioè quelli attraverso cui una comunità pagana eterogenea partecipa ad uno stesso rituale allo scopo di rafforzare i legami o di sancire alcune affermazioni (le stesse celebrazioni del Giorno Pagano della Memoria sono un esempio di quest'ultima tipologia). A questi riti sono in genere presenti partecipanti con caratteristiche pagane diverse, che si riflettono, com'è giusto che sia in un rito sociale, in una certa mescolanza. Per il resto, le liste di Dèi di ogni tempo e luogo così costruite, senza un'idea alle spalle sono di solito un sintomo di superficialità e spesso anche di ignoranza: se vuoi prestare il culto al sole, perché invece di chiamarlo con dieci nomi provenienti da culture diverse, che probabilmente non conosci, non lo chiami semplicemente "sole"? Oltretutto, nel politeismo la relazione tra i diversi Dèi è importante quanto la molteplicità degli Dèi, perciò isolare una singola figura per creare relazioni nuove debolmente basate su "è una divinità solare" causa una perdita notevole del significato religioso della figura che stiamo invocando. Questo atteggiamento diventa particolarmente riconoscibile e particolarmente deprecabile quando in mezzo agli Dèi cominciano a comparire anche santi e angeli. Una scelta che non commento: ognuno faccia pure quello che vuole, ma alla luce di quanto appena detto mi sembra la meno seria delle scelte.

Oltretutto, in quest'ultimo caso estremo di "ammucchiata" si ricade anche nella seconda tipologia: quando la mescolanza non è di figure divine, ma di idee. In pratica, si cerca di tenere in piedi il proprio paganesimo appoggiandosi su idee prettamente monoteiste: è vero che molte descrizioni delle Religioni, delle culture e delle filosofie antiche giungono fino a noi filtrate dal punto di vista monoteista di chi le descrive o le studia, ma sta a noi saper distinguere le une dall'altro. Ho sentito di Pagani che "pregano" gli eroi affinché intercedano presso gli Dèi per far loro avere quello che desideravano… trovo che sia un buon esempio di logica monoteista applicata sotto un rivestimento pagano.

Allora non si dovrebbero mai accostare divinità provenienti da pantheon diversi? Qui il fattore chiave è la coerenza religiosa, che ha un valore duplice: essere pagani coerenti significa da un lato saper riconoscere quei tratti monoteisti che sono incompatibili con il paganesimo in generale, come l'idea di chiedere agli Dèi che facciano qualcosa per noi senza agire di conseguenza, dall'altro sviluppare un proprio pensiero religioso che dia struttura al proprio paganesimo. Per qualcuno può essere inaccettabile introdurre nella pratica divinità estranee al pantheon X e per altri invece è fattibile alle condizioni Y. Il motivo per cui insisto tanto sulla questione della coerenza religiosa è che ritengo un principio fondamentale per qualsiasi pagano la necessità di non ricadere nella superstizione (in genere, mi piace usare il latino superstitio in questo caso perché da Cicerone ho mutuato il concetto), l'eccesso di pratica religiosa senza consapevolezza. Religio, da cui la parola religione, è proprio l'attenzione che si mette nella pratica religiosa e quindi l'attenzione necessaria nel costruire un rapporto con gli Dèi. Le conseguenze della superstizione ricadono non solo sul singolo pagano, ma su tutto l'ambiente sociale in cui si muove, inclusi gli altri pagani.

Un esempio di inserimento di una divinità esterna in un pantheon secondo criteri di coerenza è il rituale romano dell'evocatio. In breve, il rituale consisteva nell'invocare la divinità tutelare di una città assediata, invitandola ad abbandonare la città per stabilirsi a Roma, dove le sarebbe stato dedicato un luogo di culto. Torneremo in un articolo successivo sulle specificità dell'evocatio, sulla storia e sulle testimonianze; qui mi interessa sottolinearne gli aspetti di coerenza. Non si può capire che non si tratta di superstizione se non lo si inquadra nel contesto della religione romana da cui proviene: una religione in cui l'atto religioso è un patto potremmo dire giuridico con gli Dèi, che sono cittadini della repubblica pur godendo di uno statuto speciale, con proprie magistrature. L'evocatio è equiparabile ad un'offerta di cittadinanza; l'importanza dello svolgere correttamente il rito non è perché si temano chissà che ritorsioni, ma perché al pari di un atto giuridico, anche quello religioso se non è svolto così com'è prescritto può essere invalidato e quindi non produrre gli effetti sperati. Inoltre, l'evocatio non è un rito che si faceva alla leggera: non in tutte le guerre di assedio si chiamarono gli Dèi fuori dalla città assediata e non tutte le divinità tutelari delle città conquistate venivano ospitate a Roma.

Questo ci fa capire il modo in cui anche noi, che non abbiamo una religione civica come quella romana, nel senso di religione che permea la vita sociale, quella che oggi invece definiremmo laica, possiamo applicare al nostro caso un concetto simile all'evocatio nell'evolvere il nostro pantheon personale includendovi divinità diverse. Della coerenza e della formalità dell'atto abbiamo già parlato; includiamo in una moderna applicazione anche la necessità, che nell'antica Roma era quella di prendere la città assediata, nel nostro caso sarà ovviamente diversa, e la religio, cioè l'attenzione, lo scrupolo.

Con questi quattro pilastri, principi chiari ma applicabili in maniera adattabile al paganesimo di ognuno, si potranno evitare superstizione e "collezionismo" di figure divine a mo' di figurine o santini, costruendo invece un solido e reale paganesimo.

Per approfondire

Manuela Simeoni

 

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