Il paganesimo lituano ci permette di affrontare il discorso più generale sul paganesimo, le sue strutture e le sue percezioni. Del paganesimo lituano restano molte tracce in quanto, sebbene ufficialmente distrutto tra il XIII e il XV secolo, mantiene la sua vivezza e il suo ricordo attraverso le relazioni fra gli Esseri Umani e il loro circostante. Come nasce e si sviluppa il paganesimo lituano? Come tutti i paganesimi, riconoscendo cioè il divino che ci circonda e relazionandosi con esso, con le specificità del circostante che i lituani si trovavano a vivere.
Dievas è il cielo in quanto tale, non il cielo come atmosfera, bensì il cielo come infinito che ci circonda. L’infinito dal quale si astrae l’esistente. E’ l’infinito inteso come sconosciuto dal quale attingiamo il conosciuto, tramite il coraggio col quale lo compenetriamo: Dievas non è dunque il cielo, ma è rappresentato dal cielo in quanto immensità siderale. Dievas è lo sconosciuto dal quale attingiamo, dal quale separiamo il conosciuto e la descrizione della ragione. Nel popolo lituano c’era la consapevolezza che lo sconosciuto era maggiore del conosciuto. Il popolo lituano era temerario davanti allo sconosciuto e determinato ad affrontarlo per ampliare il conosciuto nella vita quotidiana. Di questo divino i cristiani non compresero nulla, tanto che in Lettonia usarono il nome del dio lettone che corrisponde al lituano Dievas per indicare il proprio dio.
Dievas deriva dalla radice religiosa delle popolazioni ariane, dove la radice “dio” altro non sta ad indicare che luce. Luce come termine generico che viene qualificato dalla sostanza della sua coscienza. Dievas è anche la luce dalla quale prendono movimento le Coscienze di Sé: il divino che ci circonda, il divino di cui siamo parte. Un concetto impossibile da capire per un cristiano. Noi siamo un divino e proveniamo dallo sconosciuto che ci circonda. Lo sconosciuto contiene tutte le tensioni che noi manipoliamo attraverso il nostro divenire per proiettarci nei mutamenti.
Lo sconosciuto non è cosciente di sé, ma obbedisce all’imperativo di necessità: trasformarsi in coscienza!
Dievas è anche il divino per eccellenza. E’ necessità che si fa fato assommando a sé la volontà del soggetto che agisce per determinare sé stesso e per scegliere il meglio, all’interno della sfida e della contraddizione, per divenire nei mutamenti. Dievas è dunque quanto noi abbiamo dentro, la sostanza della nostra coscienza e della nostra consapevolezza; attraverso il nostro Dievas entriamo in relazione col Dievas di ogni coscienza che proietta le sue tensioni e le sue aspirazioni dal mondo circostante verso di noi. Dievas è il divino che ci circonda e del quale siamo parte!
Dievas non è né trascendente né immanente: è una parte di noi!
Menules era la Coscienza di Sé Luna: la sua consapevolezza in trasformazione.
Non era solo una questione di fasi lunari, né di ciclo mestruale: la luna era riconosciuta come una Coscienza di Sé come ogni pianeta. La Luna era una Coscienza di Sé che intendeva diventare eterna attraverso il suo sviluppo.
I Lituani riconoscevano gli oggetti celesti con una Coscienza di Sé propria e riconoscevano all’Essere Luna la capacità di interagire con l’Essere Umano scandendone i tempi e le trasformazioni. Le nascite degli Esseri Umani erano legate ai cicli mestruali.
I cicli mestruali sono legati alle fasi lunari: l’Essere Luna partecipa al divenire dell’Essere Umano. L’Essere Luna ha in sé parte dell’Essere Umano e chiama gli Esseri Umani affinché da essa attingano per proseguire il proprio sviluppo. A sua volta l’Essere Luna è parte degli Esseri Umani con i quali si relaziona e dai quali attinge. I Lituani riconoscevano questo divino e lo chiamarono Menules.
Perkunas è l’atmosfera come Coscienza di Sé, la coscienza più antica dell’Essere Natura che abbracciava l’Essere Terra. Le sue manifestazioni di vita sono il tuono e le tempeste, atti di potere attraverso i quali la vita sorge e si riproduce negli esseri di sola Energia Vitale. Perkunas è il divino atmosferico che avvolge ogni Essere della Natura e dal quale l’Essere Atmosfera viene modificato e arricchito ad ogni respiro, ad ogni soffio. L’Essere Vegetale che maggiormente si identificava in Perkunas era la quercia. L’Essere Quercia era più antico di ogni Essere Umano e il suo respiro attraversava Perkunas, arricchendolo più di quanto un Essere Umano potesse fare in tutta la sua vita. Perkunas e la quercia arricchivano l’Essere Umano: il divino alimenta il divino per alimentare a sua volta il proprio divino e il fuoco era la sintesi dell’incontro divino. Finché il fuoco bruciava il divino era in relazione con ogni divino. Il fuoco era mantenuto perennemente non solo per servire a tutti, ma per mantenere desta l’attenzione degli Esseri Umani su tutto il divino con cui si relazionavano. Il rispetto per il circostante dal quale traevano il potere per costruire il proprio divenire.
Dimstipatis era il genio del luogo e in particolare del luogo più importante: la fattoria. La fattoria concentra le linee di tensione di tutte le Coscienze di Sé che concorrono a formare il divenire della fattoria, la sua prosperità. Dimstipatis è la Coscienza di S&ecute; del luogo, formata dal concorso di tutti i soggetti che prendono parte alla prosperità della fattoria. Gli venivano offerti in sacrificio dei polli, che venivano mangiati insieme per celebrare la prosperità della fattoria, del genio del luogo.
Il sole era visto come una Coscienza di Sé femminile: Saule. Il fare umano e le azioni che costruivano il suo divenire erano viste come un tutt’uno divino. Il divino che legava generazione a generazione. Mentre nella religione romana il fare degli Esseri Umani era un divino considerato separato coscienza per coscienza, manifestazione per manifestazione, i Lituani vedevano il divino del divenire umano come un grande fluire di una Coscienza di Sé complessiva che chiamavano Lima.
I Lituani compresero il fare divino della fecondità e con questa si relazionavano, riconoscendone il divino e il potere che questa riversava nel loro fare. La fecondità era il potere con il quale il gregge si riproduceva e col quale la società umana rafforzava e riaffermava sé stessa. Fecondità era un divino che si relazionava col potere della Luna e il potere dell’Essere Sole. La fecondità di ogni essere era il potere di Zemyna la cui forza era il prodotto dell’Essere Luna e dell’Essere Sole. Ogni sera si recitava una "litania" per onorare Zemyna che terminava con un bacio alla terra: l’essere dal quale traiamo vita.
I Lituani, come ogni altro popolo pagano, riconoscevano il divino in ogni altra specie vivente, anche se erano particolarmente interessati alle specie con le quali interagivano. Anche se molti divini sono andati persi o sono sconosciuti, sono ricordati Sverine e Medeine, il divino dell’Essere Cane e il divino dell’Essere Lepre. Divini propri di Esseri Animali diversi dai divini propri dell’essere umano. Il divino di ogni specie alle quali la specie umana è contigua e assieme alle quali forma l’Essere Natura, la sua coscienza e le sue determinazioni.
Il fuoco, come abbiamo accennato, è divinità in sé; è coscienza che si espande. Era trasformazione e fondazione del divenire. Ogni fuoco: sia il fuoco che bruciava nel focolare, sia il fuoco che bruciava negli Esseri Umani, sia il fuoco che dall’Essere Cielo si scatenava attraverso le tempeste. Il fuoco si dilatava, aveva una sua coscienza e sue determinazioni. I Lituani chiamavano il fuoco Gabija e in quanto tale lo onoravano.
Anche gli Esseri di Energia che nascevano dalle tempeste avevano un nome ed erano conosciuti anche se, come in tutti i paganesimi, erano identificati con le anime dei morti. Sarà un processo molto lungo quello che porterà ad identificare gli Esseri di Energia Vitale nati dalle tempeste come esseri a sé anziché come proiezione di Esseri Umani morti. L’egocentrismo è molto duro a morire e di quell’agonia si servirà il cristianesimo per imporsi.
I riti sacrificali con i quali i lituani si relazionavano con il mondo circostante si tenevano nei Boschi Sacri, circondati dal Potere di Essere del divenire dal quale dipendeva il loro divenire. I sacrifici consistevano nell’uccisione di animali e talvolta di prigionieri di guerra. A Roma questo tipo di sacrificio era stato sostituito con l’offerta delle armi del vinto alla divinità che aveva concorso alla vittoria, nei popoli nordici era ancora in vigore il sacrificio dei prigionieri. L’uccisione dei prigionieri era un fatto normale in tutte le guerre: la distruzione del nemico doveva essere davvero tale, affinché egli non potesse ricostruire sé stesso e ritornare a combattere. Il sacrificio era un riconoscimento al concorso del divino nell’azione di sopravvivenza. I cristiani macelleranno i prigionieri non come rito ma come un’azione di semplice macelleria. I riti, se non altro, distinguevano chi sacrificare, i cristiani macelleranno ogni Essere Umano al proprio dio.
Il compito dei sacerdoti pagani era quello di alimentare il Fuoco Sacro. Il fuoco sia come oggetto dal quale attingere per le esigenze domestiche sia come speranza ed elemento col quale fondare il proprio divenire e attraverso il quale costruire la magia delle trasformazioni e del divenire. Oltre al sacerdote, il cui compito era costruire le relazioni fra l’Essere Umano e le sue trasformazioni, c’era lo stregone, il cui compito era quello di costruire le relazioni fra gli Esseri Umani e il circostante. In altre parole, il compito dello stregone era quello di impedire che le azioni umane si contrapponessero alle azioni del divino del circostante. Il compito dello stregone era quello di armonizzare le scelte del sistema sociale con le scelte del circostante. Un compito diverso era svolto dagli indovini, i quali dovevano sì predire lo sviluppo delle azioni, ma dovevano essenzialmente compenetrare il circostante per sapere esattamente cosa avrebbe comportato l’azione che gli Esseri Umani intendevano intraprendere. Gli indovini erano stregoni del mutamento. Dovevano agire avanti e indietro nel tempo, mentre gli stregoni erano guardiani delle coscienze.
Tutto questo sistema religioso nulla poté contro l’orrore e la strapotenza cristiana e contro le trasformazioni del mondo. Eppure tutto questo ha continuato ad esistere nei sogni e nei desideri dei Lituani. La distruzione di questa religione pagana avvenne in epoca molto tarda e gli Esseri Querce e gli Esseri Tigli mantennero vivi i ricordi e le relazioni, nonostante i cristiani si precipitassero a tagliare le foreste.
Questo paganesimo è molto simile al paganesimo dell’antica Roma. Ha una sua complessità che ci permette di comprendere come ogni paganesimo compenetri il divino che ci circonda e consideri ogni divinità un essere relativo, che attraverso le relazioni tende a dilatarsi e a divenire in relazione con ogni altro essere che, divino in sé, tenta di divenire. Non esiste un concetto di assoluto, non esiste il concetto di possesso, non esiste il concetto di sottomissione: tutto questo appartiene al cristianesimo.
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