La festa dei Lupercalia fu probabilmente l'ultima ad essere abolita a Roma e l'ultima a conservare un qualche significato religioso pagano, vista la foga con cui papa Gelasio I si diede da fare per mettervi fine. I Lupercalia erano una festa molto antica a Roma, celebrata attorno alla metà di Febbraio; dai racconti di diversi autori romani e greci, tra cui Plutarco, Livio e Ovidio, capiamo che all'epoca in cui questi scrivevano, l'origine della festa già non era più chiara e il simbolismo dei gesti compiuti durante la celebrazione era interpretato diversamente dai vari autori. La celebrazione era ad opera di un gruppo di sacerdoti del dio Fauno, detti Luperci, che sacrificavano una capra e poi toccavano con il coltello sporco di sangue la fronte di due ragazzi dell'aristocrazia romana, che, una volta pulitisi dal sangue con un batuffolo di lana bagnato con il latte, scoppiavano a ridere. Quindi dalla pelle della capra si ricavavano delle strisce che erano usate come frustini dai Luperci che correvano seminudi per la città distribuendo colpi, ai quali le donne che desideravano fecondità non si sottraevano. L'unica cosa su cui sono d'accordo gli autori antichi è l'antichità della festa, attribuita da Livio ad Evandro, esule in Italia dopo la guerra di Troia, alleato di Enea, che avrebbe importato l'usanza dall'Arcadia, e da Ovidio a Romolo e Remo.
Mentre altrove le feste pagane erano già state cancellate e qualche tempio distrutto, a Roma nel V secolo e.v. la festa dei Lupercalia veniva celebrata ancora, anche se il suo significato religioso non era più noto da tempo: la sopravvivenza della festa fino a questo periodo, a più di un secolo dall'editto di Teodosio che aveva fatto del cristianesimo la religione di stato dell'impero romano, ci è testimoniata per l'appunto da Gelasio e dalle sue lettere dirette contro i Lupercali. Nel gennaio del 495 e.v. infatti, Gelasio proibisce ufficialmente a tutti i cristiani di partecipare ai Lupercali che si sarebbero tenuti di lì a poco più di un mese, in quanto feste in cui venivano adorati i demoni.
E' in questo periodo, con Gelasio e con Agostino a cui Gelasio si ispira, che gli dei pagani vengono identificati con i demoni: infatti, la maggior parte degli scrittori cristiani precedenti preferiva identificare il culto degli dei con il culto delle statue o con il culto di uomini vissuti in tempi molto antichi e poi divinizzati per superstizione. Nelle sue lettere e prediche, Gelasio sottolinea molto il legame della festività con la fecondità femminile, quando invece la sua collocazione nel mese di febbraio, il sangue passato sulle fronti dei ragazzi, le risate fanno piuttosto pensare ad una festa di purificazione, che può essere purificazione anche dagli ostacoli alla fertilità. Ma con Augusto la festa era stata reistituita, e proprio sotto Augusto era stato accentuato l'aspetto relativo alla fertilità femminile; in più, la festa dei Lupercalia era diventata una delle molte che rimarcavano la sovranità dell'imperatore. Era insomma entrata a far parte della religione di stato, che non significa nel caso della religione romana l'unica religione possibile nello stato, ma l'insieme di pratiche che i cittadini dello stato seguivano tutti assieme per rinforzare la loro appartenenza allo stato stesso. E certamente questo ha influito sia sulla lunga sopravvivenza della festività sia sull'avversione che Gelasio provava verso di essa.
I Lupercalia quindi, in quanto festa pagana antichissima e longevissima, legata sia alla fertilità femminile e quindi implicitamente al sesso, sia all'essere cittadini romani, non poteva che dare fastidio a Gelasio. Gelasio naturalmente razionalizza, sostenendo che la festa non ha alcun senso perché se il suo scopo è quello di promuovere la fertilità, allora non dovrebbe esserci fertilità in Africa o nelle Gallie dove la festa non si celebra. La razionalizzazione è molto comune negli scritti contro i pagani fino a tutto il medioevo e questo è vero anche nei confronti delle streghe: fino a tutto l'alto medioevo infatti, contrariamente a quanto si crede comunemente, la chiesa non accetta assolutamente l'idea di strega come donna dotata di poteri magici che possa fare del male, perché tali poteri secondo la teologia cristiana spetterebbero solo a dio e non si potrebbero guadagnare nemmeno tramite un patto con il diavolo. Così anche nei confronti dei rituali pagani la chiesa si pone in posizione razionale, etichettando il paganesimo come superstizione.
Questo modo di vedere le cose è rimasto ancora oggi valido per molti che a vario titolo si occupano di paganesimo. La difficoltà sta nel fatto di vedere il paganesimo come religione con un significato di religione completamente diverso dal significato cristiano. E' anche vero che con la diffusione della religione pagana di stato come abbiamo detto prima, il venir meno dell'attenzione personale nelle pratiche religiose apre di fatto la strada a questo meccanismo superstizioso. Dal punto di vista pagano, infatti, la progressiva statalizzazione della religione romana può essere anche considerata una decadenza, perché non era più richiesta la religio, l'attenzione che si mette nelle pratiche religiose e quindi l'attenzione verso il mondo che ci permette di sentire gli dei in esso, ma solo un'adesione formale, di conferma della propria buona volontà di cittadini.
All'epoca di Gelasio la festa si era quindi tramutata in una specie di carnevale: partecipavano diversi cristiani e forse si tenevano anche spettacoli a sfondo erotico. Ma Gelasio era anche quello che si mosse per affermare il primato del vescovo di Roma, perché alla fine del quinto secolo essere vescovi di Roma e quindi papi era più un titolo onorifico che un titolo veramente carico di potere. Per cui anche se il significato pagano della festa era perso, tuttavia i Lupercali conservavano non solo un ricordo delle proprie origini pagane, ma anche un elemento che oggi chiameremmo laico, perché era una festa in cui i cittadini si riconoscevano in quanto cittadini, non in quanto cristiani. Gelasio invece avrebbe voluto che anche gli imperatori pensassero a sé stessi soprattutto come cristiani e quindi sottoposti al potere dei vescovi. In più, i Lupercalia erano una festa indirizzata alle donne e alla loro fecondità, il che implica un riferimento al sesso, anche quello da cancellare.
Gelasio infine sostituisce alla festa della fecondità in primo luogo femminile e a tutto l'erotismo connesso una festa legata alla patrona dell'antierotismo per eccellenza. Ai Lupercali, celebrati tra il 14 e il 15 di febbraio, viene sostituita la festa di Purificazione di Maria, poi detta candelora, che inizialmente si celebrava proprio negli stessi giorni dei Lupercali. Simbolicamente parlando, la scelta è significativa perché va a cancellare il significato della festa pagana: la purificazione di Maria segnerebbe infatti la fine dei quaranta giorni di impurità che nella tradizione ebraica seguono al parto. Quindi al posto della festa della fecondità che aspira a generare nuova vita va la celebrazione della fine della sporcizia che questa nuova vita avrebbe portato.
Rimane l'aspetto della purificazione, ma nella festa pagana era purificazione 'per', in quella cristiana è purificazione 'da'. Soltanto un secolo dopo la festa della purificazione verrà spostata al 2 febbraio, andando a coprire un'altra festa, di un altro pantheon e dedicata questa volta ad una dea: la festa celtica di Imbolc, celebrata dai celti di Inghilterra e Irlanda in onore della dea Brigid. Probabilmente in questo caso non si tratta di qualcosa di voluto: lo spostamento fu fatto da Giustiniano, la cui sfera di interessi politici era distante dalle isole dei celti, ed è piuttosto conseguente allo spostamento della nascita di Gesù dalla data che oggi chiamiamo epifania al 25 dicembre, per cui i 40 giorni andavano contati di conseguenza. Tra l'altro anche la festa celtica, ma come del resto la maggior parte delle feste celtiche, era legata all'accensione di fuochi, come i Lupercalia prevedevano delle fiaccolate, tradizione poi rimasta nel nome popolare di candelora della festa, con l'accensione delle candele.
La tradizione popolare attribuisce a Gelasio anche la creazione della festa di S. Valentino sempre il 14 febbraio e sempre per sostituire i Lupercali, per dare un esempio di temperanza agli innamorati di cui sarebbe patrono. Ma l'istituzione della festa della purificazione nota come candelora è certamente un gesto che sembra più adatto ad una mente politica e preparata come quella di Gelasio, che ha attaccato l'ultima festa pagana su due fronti: sul versante politico, imponendo al senato di non organizzarla più come festa civile, e su quello religioso, sostituendola con una festa il cui significato profondo è quanto di più distante dal paganesimo possa esistere.
Manuela Simeoni
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