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IL CULTO CRISTIANO DI MARIA E LE DEE PAGANE

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Il culto della madre di Gesù appare un'anomalia nel panorama complessivo del cristianesimo: si tratta di una figura femminile in rilievo, che addirittura, in una delle più famose preghiere cristiane viene definita madre di dio. Per questo qualcuno ha voluto vedere nel suo culto un residuo del paganesimo, più o meno potente a seconda dell'occhio dell'osservatore che di volta in volta concentra la sua attenzione sul culto mariano. Soprattutto negli Stati Uniti, e di conseguenza nei gruppi pagani europei che seguono la tendenza wiccana statunitense, si tende a considerare la cristiana Maria al pari della dea, anzi, addirittura una sua manifestazione.

Questo è abbastanza comprensibile negli Stati Uniti, la cui cultura sorge su una mescolanza di culture tra cui domina quella protestante: pongo l'accento su questa, perché una delle critiche maggiori mosse dai protestanti ai cattolici fin dagli albori dello scisma è proprio questa, di aver assunto pratiche pagane dal mondo greco-romano e in qualche modo di continuarle anziché rimpiazzarle con quello che loro chiamano vera religio, ossia il cristianesimo. E' proprio a quest'epoca che deve essere fatta risalire quell'espressione che designa Maria come la "madre di dio": secondo il catechismo del Concilio di Trento, questa parte è stata scritta dalla chiesa stessa e sarebbe stata prima introdotta nel breviario romano da Pio V nel 1568 per la festa dell'annunciazione e quindi ratificata definitivamente dopo la battaglia di Lepanto nel 1571. Anche la preghiera dell'Ave Maria è databile ad un'epoca tarda, attorno al IV secolo, il che farebbe pensare davvero ad un assorbimento di culti pagani.

Però la domanda è: quanto effettivamente si può parlare di paganesimo nel culto di maria? E' vero che può essere paragonata alla figura della "Madre degli Dèi"?

Innanzitutto dobbiamo distinguere l'assunzione dell'iconografia della dea, cioè l'assunzione dei modi in cui una dea viene rappresentata, con l'assunzione del suo culto. Molta della confusione tra questi due aspetti è generata dalla pesante penetrazione del cristianesimo nella mentalità delle persone, che osservano anche l'antichità pagana attraverso le categorie cristiane, per cui il divino espresso da ogni religione è considerato essere la stessa cosa, soltanto espressa in modi diversi. E' il caso di chi sostiene che il cattolicesimo, a causa della presenza del culto dei santi, abbia un sostrato politeista. In realtà, il concetto di divinità è lo stesso solo per le religioni monoteiste: la presenza delle singole divinità politeiste nei fenomeni del mondo e non all'esterno di essi, le rende diverse dal dio cristiano. Il solo fatto che Maria sia madre e che venga rappresentata con il figlio in braccio allo stesso modo in cui Iside era rappresentata con il figlio Horus, non significa che Maria e Iside condividano lo stesso concetto religioso e filosofico di fondo. E' proprio la scarsa considerazione che si ha di questo concetto e questa differenza che porta a sostenere l'identità del culto delle dee con quello di Maria.

Fermiamoci un attimo su Iside. Esistono diverse versioni del mito della nascita di Horus da Iside, compresa quella edulcorata senza riferimenti alla parte "sessuale" della faccenda. Quando Seth uccise Osiride e ne fece a pezzi il corpo, spargendolo per tutto l'Egitto, Iside andò in cerca del suo corpo, trovando tutti i pezzi meno i genitali e poiché la sua magia poteva tenere in vita lo sposo non molto a lungo, fabbricò per lui un pene d'oro, perché potesse fare l'amore con lei, e cosė fu concepito Horus. Iside, assieme a Cibele, è una delle dee da cui i cristiani hanno attinto maggiormente per elaborare l'iconografia di Maria, salvo poi distruggerne i templi. Ci sono quattro templi di Iside in Italia che giacciono sotto chiese consacrate a S. Stefano; ci sono due chiese in Italia dedicate a Maria sopra Minerva, che sorgono per l'appunto su un tempio di Minerva. Simbolicamente, questo significa che per sconfiggere una dea come Iside che, complice anche la diffusione delle idee neoplatoniche di cui parleremo meglio tra un po', era diventata veramente una Grande Dea, occorreva sottolineare la supremazia del maschio nel cristianesimo; per sconfiggere invece l'idea della donna sapiente, forte, indipendente, occorreva contrapporle un'immagine di donna sottomessa, casta, umana ma al tempo stesso ricettacolo passivo del non umano. Una donna priva di quell'elemento sessuale che i cristiani sentivano di non poter controllare. Nessuna continuità quindi, ma un'esplicita sostituzione di un concetto con un altro contrapposto. Fin qui dunque non si capisce perché si dovrebbe sostenere che una figura abbia assorbito le altre.

In questo però, alcuni pagani avevano dato una mano. Parlo dei filosofi, da Platone in poi fino ai cosiddetti neoplatonici, e di qualche poeta pesantemente misogino, come Esiodo. A loro si appoggeranno i cristiani per negare la sessualità femminile e contrapporre ad essa il modello mariano. Questi filosofi hanno inoltre introdotto l'idea dell'uno da cui derivano tutte le cose, compresi i generi maschile e femminile (quando invece il concetto di Amicizia-Contesa di Eraclito, molto vicino a uno dei pilastri del paganesimo baltico, il concetto di darna, è piuttosto quello degli opposti uniti in un'armonia dinamica). Questo in sé non sarebbe stato un problema per il paganesimo dell'epoca, se non vi fosse stata imposizione di questi concetti, passati come cultura "alta" per le ragioni politiche dell'epoca e perché comunque questi filosofi appartenevano alla cerchia aristocratica dominante. E' un problema invece per il paganesimo odierno, perché il neoplatonismo è stato talmente coinvolto nel cristianesimo, da esserne stato in qualche modo sporcato, al punto che oggi non possiamo leggere un testo neoplatonico senza vedervi dentro il cristianesimo, perciò alcuni pagani oggi preferiscono distinguere il paganesimo, intendendo le religioni precristiane il più vicine possibile all'originale, dal neoplatonismo, mentre altri assumono le idee neoplatoniche come vetta più alta del paganesimo, che nel neoplatonismo avrebbe trovato la sua teorizzazione filosofica.

Il neoplatonismo in realtà ha trasformato il paganesimo e anziché renderlo più resistente all'opposizione del cristianesimo, com'era intenzione di alcuni filosofi pagani tra cui Plotino, lo ha anzi reso più facilmente assimilabile, al punto tale che si crede di vedere nel culto mariano degli strascichi di paganesimo.

Per influsso delle idee neoplatoniche sull'Uno, idee che si diffusero tra le classi colte che cominciavano a costituire una linea di difesa per il paganesimo, le diverse dee del pantheon politeista venivano viste sempre più come aspetti di una dea unica, se non addirittura di un divino unico, che solo la cultura popolare vedeva di volta in volta distinto in maschio o femmina, un errore questo che le persone colte non dovevano fare. Non si trattava più di interpretatio, di traduzione delle figure divine da una cultura all'altra, ma di una tendenza all'unificazione. Dal neoplatonismo proviene anche l'espressione "madre di dio" (non dimentichiamo che il concilio di Trento viene dopo l'esplosione culturale del Rinascimento), ma inserita nella preghiera in un momento in cui ormai era innocua, cioè priva di legami con la Madre degli dei pagana o con le affermazioni di correnti già ridotte in minoranza all'interno del cristianesimo stesso. In origine infatti, il culto di maria era stato promosso per valorizzare la natura umana di cristo e contrastare il monofisismo, cioè la tendenza ad attribuire a cristo la sola natura divina, perciò maria doveva innanzitutto essere considerata la madre dell'uomo, in contrasto anche con il paganesimo dove i figli di mortali e dei divenivano a loro volta dei alla fine delle loro imprese.

Di fatto dunque Maria non può essere associata ad una dea della fertilità ed è inutile illudersi che il paganesimo possa essere ritrovato sotto la coperta del cristianesimo. Questo accade soprattutto in America, dove prevale la visione protestante del cattolicesimo come qualcosa di paganeggiante, ma è importante rendersi conto che proprio questo atteggiamento del cattolicesimo ha fatto i danni peggiori: non rifiutando recisamente il paganesimo, ma sostituendolo nella mente delle persone, ha reso molto più difficile liberarsi dalle sue categorie imposte.

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Manuela Simeoni

 

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