Nel XIV secolo si converte ufficialmente l'ultimo paese pagano d'Europa, la Lituania; questo significa che a partire dal IV secolo in cui il cristianesimo diventa la religione ufficiale dell'impero romano la cristianizzazione del continente è durata ben 1000 anni.
Non è questa la sede per discutere se tale cristianizzazione sia stata profonda o superficiale o se ci sia stata e in che misura una sopravvivenza reale o formale dei culti precristiani, anche se si tratta di questioni importanti che ci si deve porre facendo attenzione da un lato ai dati storici, dall'altro a non confondere mentalità e pratiche esteriori, per poter dare una risposta fondata. Invece mi soffermerò sulla seconda grande ondata di cristianizzazione che segue quella che coinvolse l'impero romano d'Occidente, vale a dire l'ondata missionaria che partì dall'impero dei Franchi nell'VIII secolo.
L'impero dei Franchi era circondato da popolazioni rimaste ancora pagane: Sassoni, Danesi, Frisoni... In realtà non sappiamo molto relativamente alla religione di questi popoli: conosciamo i nomi delle divinità perché si tratta di popolazioni germaniche, ma i resoconti di cui disponiamo derivano tutti dall'attività missionaria, perciò sono gravemente di parte e quindi non abbiamo nessuna certezza relativa alla parte "filosofica" della religione, incluse la concezione di cosa fosse un dio, il sistema di valori, la concezione del mondo in generale. Sarà vero che confondevano gli dei e le loro immagini? Sarà vero che si convertirono perché nessun dio compariva a punire all'istante quei monaci profanatori come si sarebbero aspettati? Alcune di queste affermazioni più che la realtà della religione pagana locale riflettono gli argomenti usati dai missionari per convincere quelle popolazioni al battesimo, che era il loro obiettivo principale.
Le missioni che partivano dai territori imperiali erano missioni organizzate, come ci dimostrano i diversi scambi epistolari dell'epoca tra monaci: si procedeva ad acquisire un terreno in terra pagana e quindi si edificava un monastero che doveva essere autosufficiente, con coltivazioni e allevamenti, da cui poi potevano partire i monaci missionari.
E' difficile distinguere la propaganda dalle tecniche effettive per la conversione dei pagani germanici quando si leggono vite, cronache ed epistole, ma possiamo ridurre le 'armi' impiegate nella conversione dell'Europa in epoca carolingia a questo elenco:
- la predicazione: il mezzo più economico e probabilmente più diffuso, ma probabilmente incentrato più sulla denigrazione della religione pagana che non sulla superiorità religiosa della religione cristiana, dal momento che in qualche lettera i vescovi che avevano la supervisione dei missionari si lamentano di convertiti battezzati senza che avessero ben chiara la loro nuova religione. Nei sermoni, a parte il concetto di onnipotenza e unicità di dio, si spiegavano il paradiso e l'inferno, l'immortalità, il battesimo, la trinità, ma probabilmente in forma semplificata o come accenni. I sermoni che ci restano non sono reali, ma piuttosto letterari, visto che in genere sono composti tempo dopo il fatto reale, al momento della compilazione della vita del santo. Più che precetti forse si raccontavano episodi biblici: la creazione, il peccato originale, il diluvio universale, la venuta di Cristo. Su quali racconti privilegiare abbiamo il manuale fatto dal missionario Pirmino che predicava in Alemannia all'inizio dell'ottavo secolo. L'educazione religiosa ai precetti cristiani avveniva in genere dopo il battesimo e naturalmente non per tutti: solitamente erano i figli dei re o dei nobili che venivano inviati nei monasteri per ricevere tale educazione. Dopodiché diventavano preziosi alleati nella conversione del resto della popolazione, sia per la loro posizione sociale, sia per eventuali ricchezze che trasmettevano ai monasteri, ma anche per lo zelo tipico dei nuovi convertiti e per il fatto di parlare la lingua delle popolazioni da convertire.
- la denigrazione della religione altrui: fin dalla cristianizzazione dell'Impero Romano, nei primi secoli del cristianesimo, ai predicatori cristiani piaceva affermare che il loro dio era migliore degli Dèi pagani perché non aveva bisogno di offerte, perché era quello vero mentre gli altri erano fatti dal legno e dalla pietra dalle mani dell'uomo, perché era onnipotente e non assomigliava agli uomini al contrario degli Dèi pagani che si comportavano come gli uomini. La predicazione dei missionari carolingi si collocava sulla stessa linea e usava gli stessi argomenti. E' improbabile che gli antichi confondessero l'immagine degli Dèi con gli Dèi stessi e non sappiamo in che misura ritenessero gli Dèi diretti responsabili dei loro benefici e delle loro sventure, dal momento che tutte le fonti che ci restano sono di parte cristiana. Tuttavia dalle stesse fonti sappiamo di pagani che seppero contestare le affermazioni dei predicatori: ad esempio Radbod re dei Frisoni sosteneva la superiorità del Valhalla, popolato di guerrieri, sul paradiso, popolato di poveri (anche se in effetti questa giustificazione, riportata nell'opera agiografica Vita Vulframni, resta comunque di parte cristiana ed è quindi sospetta).
- atti dimostrativi e distruttivi: la demolizione di un tempio o di un'immagine o la profanazione di un luogo sacro non erano comuni, perché avrebbero messo a rischio la vita dei missionari. Avvenivano di solito dopo l'occupazione di un territorio da parte dell'esercito franco, che eseguiva le distruzioni ed era pronto a fermare eventuali reazioni. Carlo Martello durante la campagna in Frisia nel 734 permise all'esercito di distruggere e saccheggiare i templi; Carlo Magno nel 772 fece distruggere il tempio di Irminsul e in un capitolare generale del 789 ordina la distruzione di alberi, fonti e pietre presso cui vengano appese o lasciate luci o si compiano altri riti (MGH, Capitularia I, #22 c.65). In generale i vescovi sollecitano questo tipo di intervento da parte dei re carolingi: lo scopo era dimostrare che gli dei pagani erano impotenti perché nessuna punizione divina capitava a chi distruggesse i loro templi.
- le alleanze: promettere l'alleanza del potente impero franco a condizione di accettare il battesimo era l'altra faccia delle distruzioni dei templi. Se queste erano atti di sottomissione forzata, il battesimo sanciva un atto di sottomissione volontaria, in cambio del quale potevano essere concessi diversi benefici. Quando i Franchi invadevano un nuovo territorio, solitamente eliminavano le strutture sociali precedenti e cercavano alleati in una parte della classe dominante che intendesse conquistare il potere con il loro appoggio: condizione fondamentale per averlo era adottare la religione cristiana. I monaci missionari da soli non erano sempre in grado di promettere questa particolare ricompensa in cambio del battesimo, ma potevano comunque fare da intermediari, ad esempio perorando la causa di qualcuno alla corte carolingia, la quale a sua volta, per le pressioni dell'ambiente ecclesiastico, era quasi obbligata ad accettare di aiutare chi si offrisse in cambio di divenire cristiano.
- ricompense di vario genere: vino, manufatti, elargizioni in denaro potevano anch'esse fare la loro parte nell'attirare convertiti. Ai missionari era detto esplicitamente che dovevano mostrare quanto più ricchi fossero rispetto alle popolazioni pagane, per attribuire questa prosperità al dio 'vero' e lasciare intendere che dopo il battesimo anche i convertiti avrebbero avuto la loro parte. Se il proselitismo era rivolto ai capi, si sfoggiavano solidi manufatti e bibbie in edizioni preziose, se era rivolto alle popolazioni la ricompensa prendeva la forma di elemosina o distribuzione di cibo.
- la legislazione: dove la missione era preceduta dalla conquista, una legislazione che obbligasse al battesimo e proibisse sotto la pena di morte le pratiche pagane era il metodo più spiccio per battezzare in breve tempo tutti i nuovi sudditi. Un capitolare di Carlomanno, figlio di Carlo Martello, del 21 aprile 742, emanato in un sinodo vescovile per spiegare "in che modo il popolo cristiano possa raggiungere la salvezza dell'anima e non perisca in mano a falsi sacerdoti", stabilisce che il vescovo debba vegliare sui fedeli affinché non facciano ‘paganaggini' (così potremmo tradurre il latino paganias del testo originale) ovvero sacrifici, accensione di fuochi, divinazione, uso di amuleti, anche se fatti non in nome degli dèi pagani, ma in nome di qualche santo (MGH, Capitularia I, #10 c.5). La prescrizione è ripetuta in capitolari di Pipino e di Carlo Magno. Le prime pene sono pecuniarie, ma si arriva poi alla pena di morte, soprattutto per coloro che fanno incantesimi o divinazione, commutabile nel carcere a vita se si pentono e si confessano, in senso ecclesiastico e non giuridico (MGH, Capitularia I, #112 c.15)
Questi i fatti storici. Quando si legge un articolo storico come questo sulla distruzione del paganesimo, si è tentati di confinarlo nella sua epoca storica: l'abitudine alla contestualizzazione di detti e fatti non deve però impedirci di trarne insegnamenti per il presente.
L'analisi dei punti appena elencati ci consente da un lato di comprendere la forte caratterizzazione nazionalista delle rinascite del paganesimo antico in area germanica: il cristianesimo appena arrivato in quelle aree si viene ad identificare con l'occupazione ed è facile quindi capire l'identificazione, anche storicamente inaccurata, del nazionalismo locale delle epoche successive con i culti pagani locali (ormai presunti, vista la distanza culturale e la possibilità di poggiare la propria conoscenza solo su fonti di provenienza missionaria).
Dall'altro lato però c'è un insegnamento più generico che possiamo trarre dalle vicende di epoca carolingia come pagani di oggi: non è forse vero che anche oggi qualche cristiano vorrebbe attribuirci la venerazione degli oggetti e un materialismo fine a sé stesso? Non è vero che si deprecano ancora gli Dèi pagani perché nei miti si comportano in modo simile agli uomini (e per questo alcuni pagani scelgono la via platonica, rinnegando i miti e il loro significato simbolico reale, classificandoli come favolette per la mente semplice)? Non è vero che ci troviamo a dover ribattere ad argomenti di filosofia, religione sia pagana che cristiana, o argomenti giuridici, quando sentiamo criticare il paganesimo o partecipiamo in veste di pagani a qualsiasi dibattito pubblico?
Il mondo di oggi ci obbliga a confrontarci con il monoteismo, che è forte dell'apporto di legislatori e pensatori lungo un paio di millenni: impariamo da quanto successo nelle epoche precedenti, che ci invitano tutte a dotarci di una solida base di conoscenza in diversi campi e di chiarezza rispetto alle nostre idee religiose (che siano originali o adottate, devono essere chiare, esprimibili e difendibili) per sostenere il confronto e costruire il futuro del paganesimo.
Riferimenti bibliografici
- Richard E. Sullivan, The carolingian missionary and the Pagan, in "Speculum" 28 (1953), n. 4, 705-740
- Per i testi delle leggi e dei capitolari: Monumenta Germaniae Historica [MGH], Capitularia I,
Manuela Simeoni