Nelle storie tradizionali della religione romana, il culto del sole viene trattato solo o prevalentemente in relazione all'età imperiale, come un culto straniero introdotto dalla Siria prima da Eliogabalo e poi da Aureliano. Di Eliogabalo si ricorda la condotta morale dissoluta e l'infrazione di alcune prescrizioni della religione romana (intesa in questo senso come sovrastruttura giuridica); più mite il giudizio generale su Aureliano, che avrebbe introdotto la festività del Sol Invictus sulla scorta del culto mitraico praticato dai soldati.
C'era davvero così bisogno di introdurre un culto straniero del Sole a Roma? Dal punto di vista politico senz'altro sia Eliogabalo che Aureliano hanno fatto i loro conti e hanno deciso di introdurre, ciascuno per diversi motivi di natura politica, questo culto orientale a Roma. Ma è davvero il culto di una divinità orientale? E se sì in che misura?
Anche i Romani avevano una divinità solare, Sol, cioè Sole in latino, ma essendo poco inclini al raccontare e molto di più al fare, non abbiamo storie o mitologie romane che ci descrivano questa divinità o il suo culto. Come molti altri Dèi, fu poi identificato con il corrispettivo greco Helios e alcuni studiosi hanno ritenuto, vedremo poi perché a torto, che la divinità stessa potesse aver avuto origine greca.
Certamente l'introduzione da parte imperiale di un culto del sole nel terzo secolo fa crescere quest'ultimo di importanza, tanto che con la deriva neoplatonica del quarto secolo è il Sole e non Giove ad essere preferito come simbolo dell'Essere e dell'Uno (si vedano a proposito gli scritti di Flavio Claudio Giuliano e nel quinto secolo Macrobio che lo identifica anche con Giano).
Negli studi sulla religione romana, Sol è però davvero trascurato, al punto che alcuni studiosi hanno ritenuto possibile l'introduzione del Sol Invictus perché al termine del periodo repubblicano il culto di Sol, e specificamente di Sol Indiges (non è chiaro se l'appellativo significhi 'indigeno' cioè una divinità locale, o 'invocato'), era ormai estinto. Il prof. Hijmans dell'università di Alberta (Canada) afferma invece che un esame dei templi e dei sacerdozi del Sole a Roma dimostra non solo che il culto non era estinto, ma che in realtà anche l'introduzione del culto del Sol Invictus finisce per porsi in continuità e non in rottura con il culto precedente.
Nel suo articolo Temples and priests of Sol in the city of Rome, (uscito su Mouseion nel 2010), Hijmans porta tra gli indizi della non minore entità del culto del Sole, in età monarchica prima (alla quale il culto viene fatto risalire da vari autori, tra cui, ad esempio, Varrone) e repubblicana poi, il fatto che fosse tra le quattro divinità alle quali veniva dedicato un agonal. Le altre tre, per capire l'importanza della cosa, erano Giano, Marte e Veiove, rispettivamente in gennaio, marzo e maggio, mentre l'agonal del dio Sol veniva celebrato l'11 di dicembre. Un bosco sacro dedicato al dio sorgeva nei pressi di Lavinium; sacrifici pubblici in suo onore erano tenuti tra l'8 e il 9 di agosto. In età repubblicana gli furono dedicati un tempio presso il Circo Massimo e uno sul Quirinale. Possiamo quindi attribuirgli un'importanza nel pantheon romano che Helios in quello greco non ebbe mai, perciò non è corretta l'interpretazione che vorrebbe Sol nato dall'interpretatio (traduzione) della divinità greca e non divinità romana autoctona.
L'appellativo invictus non è distintivo del culto importato da Aureliano, che proveniva da una famiglia di origini plebee, la gens Aurelia, che aveva tra i suoi culti tradizionali anche il culto del sole. Altre divinità, come Giove o Ercole erano definite invictus; in più, il paragone con il tempio a Giove Ottimo Massimo Dolicheno sull'Aventino, che assegna ad una divinità tradizionale un nuovo appellativo, suggerisce che anche il titolo ufficiale della divinità venerata dall'imperatore Eliogabalo, Sol Invictus Elagabal, possa aver unito una denominazione già tradizionale ad un nuovo appellativo. Dopo la morte di Eliogabalo, a sparire furono le caratteristiche orientalizzanti, importate ed imposte, ma non il culto del Sole. Le modifiche di Aureliano al culto furono invece più giuridiche che teologiche e maggiormente in linea con le caratteristiche di base della religione romana: sotto il suo regno, i sacerdoti del dio Sole acquisirono pari dignità rispetto ai pontefici e vennero istituiti degli agoni a cadenza quadriennale attorno al 20 di ottobre. Del resto, prima di Aureliano anche Augusto aveva legato le sue riforme in qualche modo al culto del sole e, dopo di lui, Costantino tentò di mettere la sua politica sotto il segno del sole prima di preferirgli il segno della croce.
Secondo lo studio di Hijmans, l'equivoco che vorrebbe il culto del sole come esclusivamente orientale nasce dal fatto che acquisisce importanza proprio quando l'impero romano comincia il suo declino, declino che molti studiosi del passato hanno attribuito ad una progressiva orientalizzazione e quindi decadenza dei costumi; in questo modo però hanno eclissato totalmente il culto solare precedente all'età imperiale che, per quanto non fosse rilevante come altri più noti, aveva una sua chiara collocazione nel panorama della religione romana.
Le prime testimonianze di un culto di Sol a Roma compaiono nel più antico calendario tramandatoci, risalente al IV secolo a.e.v.; diverse gentes, come la Aurelia e la Manlia, lo avevano come divinità gentilizia. Marco Antonio fu il primo ad usare l'immagine del dio sole sulle monete, legandola all'aquila di Giove e di Roma e a simboli di vittoria e abbondanza. Augusto, che favorì il culto di Apollo e stabilì che le cerimonie agli dèi orientali dovessero tenersi al di fuori del pomerium, il confine sacro della città di Roma, ci conferma che alla sua epoca il culto del sole non era ritenuto di matrice orientale. L'applicazione dell'interpretatio degli Dèi stranieri chiarisce il motivo per cui la dedica di obelischi egiziani ad un dio romano non era considerata una pratica anomala o orientalizzante.
Nei prossimi articoli:
Costantino e il monoteismo: l'imperatore, il sole e la croce
Il culto del Sole in età imperiale
Manuela Simeoni
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