Teodoreto (393-466), nato ad Antiochia ma nominato vescovo della città di Cirro, da cui il nome, è anche l’autore della Storia Ecclesiastica in cui si racconta la distruzione del tempio di Zeus ad Apamea ad opera del vescovo Marcello. La sua opera Cura delle malattie elleniche, in latino Graecarum affectionum curatio, è considerata l’ultima in ordine cronologico delle opere apologetiche, di quelle opere cioè che i primi scrittori cristiani scrissero per 'difendere' il cristianesimo attaccando più o meno violentemente le altre religioni, in primis quelle che oggi indichiamo sotto il nome di paganesimo. Si ritiene che possa essere stata scritta negli anni '20 del V secolo. E' purtroppo andata perduta un'altra delle sue opere apologetiche che sarebbe stato interessante invece possedere per meglio delineare il clima che doveva esserci nei rapporti religiosi dell’epoca, intitolata Ad quaesita magorum, contro i magi persiani fautori (sostiene Teodoreto) della persecuzione contro i cristiani.
In Cura delle malattie elleniche si affrontano dodici questioni dibattute tra pagani e cristiani, che Teodoreto risolve con variazioni su due tattiche tradizionali degli scritti apologetici: l’utilizzo di passi e citazioni di autori pagani che confermino le idee cristiane e il tentativo di dimostrare che la letteratura pagana è insufficiente a spiegare le questioni poste e perciò inferiore rispetto a quella cristiana. Le questioni trattate, ciascuna delle quali occupa un libro dell’opera, sono queste:
Il modo in cui Teodoreto procede in ogni capitolo è simile e ruota attorno ad alcuni capisaldi. Uno è senz'altro l’utilizzo massiccio degli autori pagani, o meglio precristiani, che sono usati essenzialmente in due modi diversi: per confermare le opinioni cristiane, secondo il ragionamento per cui se lo dice un autore pagano, chi si professa pagano deve seguire la sua opinione, ma anche al contrario per negare le opinioni precristiane in blocco, sostenendo che se c’è una molteplicità di opinioni riguardo ad un argomento, nessuna di queste può essere vera, in contrapposizione alla bibbia che invece ha un'opinione sola e quindi è "la verità". Teodoreto non parla mai di cristianesimo, ma solo di "verità". Per cautelarsi contro le possibili accuse da parte cristiana di aver dato troppo retta ai filosofi antichi come Platone e Socrate, nell’ultimo libro Teodoreto sostiene di aver usato fin lì i filosofi perché ritiene che i pagani, considerandoli i più sapienti, dovrebbero rendersi conto delle cose "vere" che hanno detto, cioè di quelle in accordo con la dottrina cristiana presentata da Teodoreto, e di conseguenza convertirsi ma che comunque, anche se questi filosofi hanno imparato dagli ebrei tramite gli egizi o intuito cose vere, tuttavia non hanno seguito quanto hanno detto e soprattutto la loro condotta sessuale è stata riprovevole. Perciò l'opera si conclude con la lode del pudore estremo, del matrimonio, e del vero amore che è quello per dio. Naturalmente i vari passi dei filosofi e autori precristiani sono spesso decontestualizzati per convenienza, ad esempio quando Teodoreto si appoggia a Plutarco nel sostenere che gli oracoli sono prodotti dai demoni, che per Plutarco sono entità divine minori e per Teodoreto esseri malvagi e ingannatori.
Altro punto su cui Teodoreto insiste molto è la polemica sullo stile in cui sono trasmessi i dogmi cristiani e su chi li trasmette (apostoli pescatori, innanzitutto), insistendo sul fatto che i pagani non saprebbero riconoscere "la verità" ma si fanno ingannare dall'abilità retorica e dal bello stile anche quando esprime cose false.
Gli altri argomenti usati da Teodoreto sono più comuni: molti apologeti rimproveravano ai pagani una condotta morale dissoluta, con crudeltà e comportamenti sessuali sconvenienti, il culto delle statue, che per gli apologeti cristiani i pagani ritengono divinità esse stesse, la divinizzazione di esseri umani.
Commentare le idee di Teodoreto una per una non sarebbe significativo o interessante: oltre all'utilizzo forzato degli autori precristiani, le premesse da cui l'apologeta parte sono inaccettabili, perché si sa che una letteratura pagana intesa come letteratura teologica non esiste, né le opinioni dei filosofi possono assumere questo valore, ed è evidente che le domande poste sono in realtà inadatte alla letteratura pagana perché presuppongono una mentalità cristiana. Non è nemmeno accettabile l’affermazione per cui i pagani debbano essere d'accordo con le idee di chiunque si professi pagano come se fossero le proprie.
Vale però la pena di conoscere l'esistenza e le argomentazioni di base di La cura delle malattie elleniche, che non solo è l’ultima opera apologetica in ordine cronologico, ma indubbiamente la più colta e quindi quella che apre maggiormente la strada all'utilizzo della letteratura precristiana al servizio del cristianesimo. E' un'opera da conoscere perché da essa nascono molti degli argomenti contro il paganesimo che vengono tuttora usati perché entrati a far parte di un bagaglio culturale del cristiano nei confronti del mondo antico.
Manuela Simeoni
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