Uno dei temi dibattuti dai gruppi pagani a livello Europeo è quello del rapporto tra stato e religione: a seconda della storia nazionale infatti, ciascun gruppo ritiene giusta o dannosa la separazione tra lo stato e la religione. Secondo quelli che la considerano dannosa, la separazione sarebbe stata introdotta dal cristianesimo per separare le persone dalla loro identità che era invece espressa dalla religione tradizionale ed eliminare questa separazione vorrebbe dire tornare all’unità originaria. Questa è per lo più l’opinione dei pagani provenienti da paesi protestanti; per i pagani che invece vivono in paesi prevalentemente cattolici o ortodossi, la separazione è vitale, perché essi hanno già sperimentato quanto a fondo, in realtà, la religione cristiana si sia impadronita dello stato.
Si potrebbe obiettare che la religione antica faceva parte dello stato, che gli antichi capi erano anche capi religiosi e così via, ma è importante fare delle distinzioni. Quando parliamo di religione antica, parliamo di un sistema simbolico che fa da mediatore tra l’uomo e "universi di significati, di valori, di regole che servono da collante per una comunità" (la definizione, qui molto riassunta, e la citazione, sono di J. P. Vernant). In pratica la religione antica fa parte del modo in cui l’uomo esprime la propria visione del mondo; faceva parte dello stato perché lo stato era innanzitutto una comunità che così esprimeva il proprio modo di pensare, il quale poteva essere soggetto a cambiamenti e "contaminazioni" anche a livello individuale. Non è così per la religione cristiana, che si pone come universale e immutabile. Per gli antichi la religione non veniva dagli dei, ma dagli uomini verso gli dei; la religione cristiana è invece rivelata, cioè proviene da un dio unico verso gli uomini. Questa premessa è necessaria per capire le motivazioni che hanno spinto Costantino, il protagonista di questa pagina, a muoversi in un certo modo tra la religione antica e quella cristiana.
Costantino è ricordato almeno per una cosa fondamentale, l’editto di Milano del 313, in cui concede libertà di culto anche ai cristiani e in realtà una posizione privilegiata. Forse sapete tutti della leggenda, raccontata sia da Lattanzio che da Eusebio, dell’apparizione della croce in cielo alla vigilia della battaglia di ponte Milvio, avvenuta proprio in quell’anno prima dell’editto: Costantino avrebbe visto la croce in cielo poco dopo mezzogiorno e avrebbe ricevuto poi l’invito in sogno ad usarla come segno di protezione. Quello che però forse non sapete, è che Costantino non era nuovo a queste visioni.
Prima di raccontarlo, dobbiamo fare un passo indietro e dare un’occhiata alla struttura dell’impero romano all’epoca di Costantino. Nel 293, Diocleziano aveva diviso l’impero in due metà, una orientale e una occidentale, entrambe governate da un Augusto, affiancato da un Cesare, suo successore designato. Ma i due Augusti non erano alla pari e per sottolinearlo Diocleziano aveva posto la propria linea di successione, quella orientale, sotto la protezione di Giove, mentre quella occidentale andava sotto la protezione di Ercole, figlio di Giove e semidio, quindi subordinato. E’ proprio in quest’ultima linea di successione che Costantino diventa Augusto nel 307, ma non come successore designato, bensì nominato dai soldati, in un momento in cui spuntavano Augusti da tutte le parti e il sistema inventato da Diocleziano stava cedendo. Costantino dunque aveva bisogno più che mai di legittimare la propria posizione e magari conquistarne una di supremazia. Decise quindi di utilizzare la religione.
Nell’impero romano la religione, più che presso altri popoli anche indoeuropei, aveva acquisito una particolare funzione di collante dello stato: in alcuni culti e riti, come ad esempio i Lupercalia, la gente si riconosceva come Romani. Per questo, diversi secoli prima, Catone aveva parlato contro la grecizzazione della cultura. Costantino sfruttò questa caratteristica dell’impero romano e allo stesso tempo la presa che un culto proveniente da Oriente, aveva fatto soprattutto sull’esercito. Era il culto di Mithra, o il culto del Sole. Dichiarare la propria linea di successione protetta dal Sole era un modo per Costantino di ricollegarsi ad Aureliano, l’imperatore che nel 275 aveva istituito la festa del Sol Invictus. Il Sol Invictus anche se legato al culto orientale del Sole, era sentito in parte come una festa "per tutti", perché in pratica ogni religione politeista nell’impero aveva un culto del sole e del suo ritorno dopo il solstizio d’inverno e non dobbiamo dimenticarci la facilità con cui queste religioni si traducevano l’una nell’altra come se si trattasse di testi da passare da una lingua all’altra. Accettare e nobilitare il culto del Sole era poi un modo per attirarsi le simpatie dei soldati, che come già detto in molti praticavano quel culto.
E’ in questo contesto che Costantino ebbe la sua prima rivelazione divina. Ce lo racconta un panegirico (una composizione in onore dell’imperatore) composto attorno al 311, l’anno dopo la sua visione1. Costantino, si dice, avrebbe infatti visto Apollo, accompagnato dalla Vittoria, offrirgli corone d’alloro in segno del suo favore e come presagio di un regno molto lungo. Costantino cercava così di legittimare il proprio potere facendo ricorso ad una divinità.
Ma in un sistema politeista la cosa non poteva funzionare ed è per questo che solo tre anni dopo la visione viene ripresa ma in versione cristiana. Perché in un sistema politeista la gerarchia degli dei, se ce n’è una, resta fluida: possono nascere nuovi miti, arrivare nuovi culti, com’era arrivato da Oriente il culto del sole-Mithra. Apollo ad esempio, dio del sole anch’egli, era stato imbrogliato da un Hermes neonato. Giove stesso era stato imbrogliato da Numa, che aveva usato dei giochi di parole per evitare di offrirgli sacrifici umani. Ma se c’è una religione che non riconosce altri dei che il proprio, l’unico, quando quest’unico offre il suo favore ad un imperatore, si intende che questo debba essere riconosciuto come imperatore per volere di dio. Così Costantino abbandonò gradualmente il sistema politeista per favorire la religione cristiana, che con la sua rete di comunità e sacerdoti poteva offrire un utile rete di controllo. Comincia così l’ascesa politica del cristianesimo.
In una prossima pagina parleremo dei favori offerto da Costantino al cristianesimo e del perché l’editto di Milano non fu affatto l’inizio della parità di culti, ma il primo di numerose concessioni al monoteismo, divenuto il nuovo pilastro dello stato con l’identificazione dell’imperatore con il dio unico.
Manuela Simeoni
1. Paneg. VII, 21, 4-5. Torna al testo
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