Walter Friedrich Otto è una figura abbastanza sconosciuta nel panorama del paganesimo moderno, qualche volta appositamente relegata in un angolo, ma in realtà piuttosto fondamentale per varie ragioni. Otto è noto soprattutto per la sua opera Gli dei della Grecia, ma le sue intuizioni riguardo il paganesimo greco possono essere applicate anche alle altre religioni pagane almeno europee.
Certo, non possiamo prendere l'opera di Otto come una bibbia, così come non possiamo farlo con nessuno degli altri autori che pure hanno dato un contributo grande alla rinascita del paganesimo di cui anche noi facciamo parte. Per questo più che parlare del pensiero di Walter Otto, che si può senz'altro capire meglio a partire dai suoi libri, faremo qui solo degli accenni alle sue migliori intuizioni sul paganesimo, inserendole nel contesto da cui sono sorte.
Probabilmente, come accade per altri autori tedeschi dello stesso periodo, parte della diffidenza nei confronti di Walter Otto da parte di una fetta del paganesimo contemporaneo è dovuta al sospetto di nazismo, se non nel senso di collaborazione con il regime, almeno nel senso ideologico. E' lo stesso equivoco che è sorto con Nietzsche, tanto è vero che l'opera Spirito classico e mondo cristiano di Walter Otto, dove più si vede il debito che questi ha verso Nietzsche, è definita da Cristaldi "un vecchio libello nazista". Nonostante una poesia scritta da Hitler nel 1915 che riporta il nome di odino, il nazismo non fu mai pagano: anzi lo stesso Hitler veniva paragonato piuttosto a Lutero e a Cristo, anche se il nazismo utilizzò simboli e idee pagane per veicolare in maniera più efficace le proprie teorie comprese quelle razziste. Otto anzi fu messo da parte dal nazismo proprio perché il circolo di studiosi che frequentava negli anni '30 raccoglieva diversi studiosi ebrei e perché questo stesso circolo era impegnato nella diffusione di idee 'umanistiche', considerate non adatte a forgiare nel popolo l'idea della superiorità della razza germanica in quanto concentrate sulla tradizione latina. Otto però non lasciò mai la Germania e fu pienamente reintegrato in ambito accademico solo nel 1955. Nato nel 1874, Walter Otto morì nel 1958.
A differenza di altri studiosi delle religioni antiche, quello che contraddistingue maggiormente Walter Otto è lo slancio, la passione, l'affetto che ha verso il mondo religioso greco, al punto tale che l'unico saggio uscito su di lui in italiano, scritto da Roberta Bussa, è intitolato appunto Walter Friedrich Otto: un teologo del paganesimo. Come sottolinea Caracciolo nella sua prefazione a Theophania di Walter Otto "lo studio della religione è per lui, fondamentalmente, un'operazione religiosa", frase che si può interpretare sia dando alla parola religione un significato vicino a quello corrente, sia restituendo alla parola il significato originale di "attenzione, scrupolo". Basti pensare che, con il solo ausilio della filologia, Otto dimostrò la grecità di Dioniso prima che la confermassero le fonti archeologiche.
Per avere un'idea di questo slancio, basti leggere il già citato Spirito classico e mondo cristiano, scritto nel 1923 (ma la prima edizione italiana, quella criticata da Cristaldi, è del 1974). L'importanza di questo libro per il paganesimo contemporaneo non è tanto nella critica al cristianesimo, che è più che altro modellata sul pensiero di Nietzsche e forse fu questo il motivo per cui in seguito Otto non volle più che questo volume fosse ristampato, quanto piuttosto nella descrizione della religione greca pagana, che secondo Otto toccò il punto massimo sotto Omero. Molte idee di questo volume restano criticabili, ma comprensibili nel contesto dell'epoca, prima fra tutte l'opposizione tra paganesimo-attivo e quindi virile e cristianesimo-passivo e quindi femminile, attribuendo all'animo femminile una debolezza e una tendenza alla sottomissione che è in realtà prodotto dell'educazione cristiana: questo genere di studi però cominciò negli anni '70, una ventina d'anni dopo la morte di Otto, che comunque nella sua critica al cristianesimo non guarda mai agli effetti che questo produce sulle persone. Otto è comunque consapevole del fatto che il più delle volte si rischia di guardare all'antichità pagana attraverso le "lenti del cristianesimo", portatore di un'idea religiosa completamente diversa, e quindi di deformare questa antichità pagana.
Il maggiore merito di Otto dal punto di vista del paganesimo rinascente, il motivo per cui un pagano dovrebbe interessarsi a questo autore, è la sua definizione della religione greca come "religione della realtà", definizione che secondo lui valeva anche per la religione romana e che secondo me è applicabile a tutte le religioni pagane quantomeno occidentali. Religione della realtà significa che l'uomo sperimenta il divino nelle forze del mondo circostante e in sé stesso: è quella sensazione di forza, di potenza, di pienezza che coglie l'uomo ad esempio di fronte ad uno spettacolo naturale, oppure quando l'uomo stesso si sente come preso da una tensione, da un impulso ad agire. Ecco, questa è la teofania, l'apparizione del dio. Non c'è fede in qualcosa di non tangibile: la presenza delle divinità è anzi estremamente tangibile. Così la religione pagana non può essere separata dall'esperienza, dal corpo, dalla volontà e dall'azione.
Da questa apparizione del dio procede il poeta, dando forma al mito, ma è sempre il dio che sta alla base del mito. Qui Otto rompe completamente con una vecchia tradizione di studio della mitologia che, fin dal medioevo, considerava i miti come un tentativo di spiegazione di valori morali o di fenomeni naturali. Il dio è nel fenomeno che ispira, non ne è una causa esterna, perciò anche quando in Omero si legge che un dio ha ispirato il pensiero o l'azione di un certo eroe non è perché quell'eroe non avrebbe potuto pensare o agire senza il dio, ma perché il dio appare, si mostra, nella forza che trascina l'eroe a pensare o ad agire. Otto rifiuta completamente l'idea che il mito sia stato elaborato da un popolo privo di pensiero logico, cioè in uno stadio dell'umanità "prelogico" come lo definisce il positivismo. Anche gli animali, osserva in Theophania, hanno una loro logica, perciò uno stadio prelogico dell'umanità non esiste. Secondo Otto il dio non appare perché l'uomo desidera vederlo, o vedere la spiegazione di una cosa; il dio fa parte dell'oggettività della realtà. Questa apparizione del dio causa nell'uomo la scintilla originaria dell'elemento religioso, la comprensione della sacralità dell'esistenza. Dall'incontro con il divino nascono sia il mito che il culto.
Negli scritti di Walter Otto non troviamo traccia di una sua eventuale volontà di riportare in vita il culto, perciò non possiamo dire se effettivamente fu pagano a 360 gradi. Di sicuro però fu pagano nel modo di pensare e questo lo si vede anche nella sua critica al cristianesimo, quando si distacca dalla ripetizione di Nietzsche. Nell'autocommiserazione cristiana, nella mortificazione dell'io, Walter Otto senza farsi ingannare dalle apparenze legge in realtà un'esaltazione dell'io. Se la sofferenza è un valore, allora chi esalta la propria sofferenza esalta il proprio valore. Al centro non c'è la divinità, come pretenderebbero questi cristiani, ma l'io della persona che di fronte alla divinità si mortifica. Per Walter Otto la comprensione di ciò è possibile perché egli vede nel cristianesimo primitivo e originario una delle tante religioni orientali, inizialmente avvicinabili ai misteri. Infatti in Spirito classico e mondo cristiano critica molto le religioni misteriche e soprattutto nel fatto di mortificarsi di fronte ad una divinità femminile: è evidente che qui Otto si fa trarre in inganno dalle autocastrazioni di alcuni culti di Cibele e non considera invece tutta una serie di altri culti misterici che non prevedono rituali simili. Già però in Il senso dei misteri eleusini la sua attenzione si sposta sulla teofania nei misteri e cambia in parte idea riguardo a questi: a questo punto della sua storia personale, Otto ha già affrontato una condanna da parte del nazismo e sposta i suoi studi sul paganesimo, piuttosto che sul confronto con il cristianesimo: Il senso dei misteri eleusini è del 1939 ed era stato preceduto da Gli dei della Grecia, 1929, e Dioniso, 1933.
Otto resta comunque un personaggio da studiare, sebbene alcune sue affermazioni possano risultare sorpassate o non condivisibili. Le sue opere disponibili in italiano non sono molte e qualche volta difficili da trovare: l'elenco sottostante è tratto dall'unico saggio in italiano interamente dedicato a Walter Otto, Walter Friedrich Otto : un teologo del paganesimo, di Roberta Bussa, uscito nel 2007 per le edizioni della libreria Stampatori. Alla fine del saggio c'è l'elenco completo di opere di Walter Otto, seguito da un elenco di opere pubblicate postume e da un terzo elenco che mescola, e forse sarebbe stato meglio separarli, opere su Walter Otto e lavori di altri autori utilizzati nella stesura del saggio. In italiano di Walter Otto sono quindi disponibili:
Manuela Simeoni
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