Il codice Teodosiano è certamente una delle fonti più importanti per conoscere la fine violenta del paganesimo nel mondo tardo antico. Ma cos’è il Codice Teodosiano e quando fu compilato?
Il codice Teodosiano è una raccolta di leggi, il cui nome deriva da quello dell’imperatore che ne ordinò la compilazione, Teodosio II, nel V secolo e.v. Secondo il progetto originario, i codici avrebbero dovuto essere due, uno che raccogliesse tutte le leggi emanate dagli imperatori a partire da Costantino, trascritte fedelmente, un altro che raccogliesse solo le leggi vigenti e in più alcuni brani delle opere più insigni dei giuristi romani. Il progetto venne poi modificato e si compilò alla fine un solo codice, contenente leggi emanate da Costantino in poi, raggruppate per argomenti, ma non necessariamente nel loro testo originale: allo scopo di "fare chiarezza" la commissione elaboratrice ebbe l’autorizzazione a togliere e aggiungere parole rispetto al testo originale. Non fu un’operazione tanto innocente, se una legge di Valentiniano II che mirava a dare libertà di riunione ad un gruppo di ariani viene presentata nel capitolo de his, qui super religione contendunt (a proposito di coloro che discutono sulla religione), appartenente al libro XVI, de religione, (sulla religione), come se difendesse un diritto dei cattolici nei confronti degli eretici!
Dal punto di vista degli scopi del Giorno Pagano Europeo della Memoria, la parte che più ci interessa del codice Teodosiano, infine promulgato nel 435 e.v., è il libro XVI, quello che raccoglie le norme relative alla religione. E’ passato più di un secolo dall’editto di Costantino e cinquant’anni da quello di Teodosio che fa del cristianesimo la religione di stato dell’impero romano, perciò naturalmente il codice è qui fortemente orientato alla difesa a tutti i costi della religione cristiana nei confronti delle altre religioni.
Il compito che l’imperatore si assume è quello di vigilare sull’ortodossia dei propri sudditi, sebbene Teodosio II rimetta la decisione su cosa sia ortodossia e cosa sia eresia ai concili dei vescovi. Questo perché, come Teodosio II precisa nella lettera con cui convocava il concilio di Efeso, il bene dell’impero dipendeva dalla religione e così spettava all’imperatore agire come servo della provvidenza tutelando la retta via dei sudditi. L’imperatore quindi non interviene direttamente nei problemi ecclesiastici, ma vigila sull’applicazione delle soluzioni approvate dal concilio e garantisce così la pace religiosa nell’impero. Pace che però, com’è nello stile del monoteismo più rigido, si ottiene applicando pene anche gravi, come la pena di morte, l’esilio, la confisca di tutti i beni, la privazione dei diritti civili, nei confronti di tutti coloro che dissentono, in un modo o nell’altro, dalla linea religiosa approvata. Si afferma così il concetto che l’eresia o la scelta di una religione differente siano paragonabili al dissenso politico, cioè costituiscano reato di lesa maestà o di tradimento nei confronti dello stato, un concetto che permane per tutto il medioevo e l’età moderna e che è alla base della persecuzione di eretici e streghe negli stessi periodi.
Nel codice Teodosiano, soltanto il giudaismo conserva in minima parte qualche tutela in quanto "antenato" del cristianesimo, che quindi garantisce dell’antichità di quest’ultimo; ciò è possibile solo ad un prezzo molto alto però: che il giudaismo si consideri e si comporti come una religione proiettata sul passato, che in nessun modo si espanda nel presente o in futuro.
Il libro XVI è diviso per argomenti in titoli o rubriche, di cui diamo di seguito un elenco:
Quello che più ci interessa e quello naturalmente che tratteremo, ma più avanti, in questa serie di articoli sul codice Teodosiano, è il titolo 16.10, che raccoglie diverse disposizioni intese a proibire qualsiasi manifestazione di culto pagano.
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