Giorno Pagano Europeo della Memoria

IL PAGANO ALLA RICERCA DELL'INFORMAZIONE: TRASMISSIONE DELL'INFORMAZIONE

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Sommario

 

In quest’ultima puntata del ciclo, parleremo della trasmissione dell’informazione. Abbiamo visto come si cerca qualcosa in biblioteca; abbiamo visto come si cerca qualcosa in internet; abbiamo visto che un pagano, non avendo dogmi o un prete da seguire ciecamente, deve rimboccarsi le maniche e costruire il proprio percorso nel paganesimo (a partire da cosa intende per paganesimo, ma questo è un altro discorso). Proprio per questo impegno che la natura stessa del paganesimo, priva di dogmi validi per tutti, ci impone, può essere utile ad altri pagani, ma anche a noi stessi per primi, confrontarsi con il nostro percorso e le nostre ricerche. Finché parliamo delle nostre emozioni e sensazioni non abbiamo bisogno di seguire un indirizzo particolare; ma come abbiamo detto all’inizio del nostro ciclo, nel percorso di qualsiasi pagano prima o poi ci si trova ad avere almeno una curiosità che richiede di essere soddisfatta con delle fonti che possono essere storiche, archeologiche, antropologiche, filosofiche oppure giuridiche, biologiche, perché no, anche matematiche. E perché non condividere i risultati di un lavoro, grande o piccolo che sia, che vi ha dato soddisfazione, con altri pagani che magari potrebbero avere la stessa curiosità e potrebbero essere felici di vederla risolta da un altro pagano, che quindi guarda le cose con una prospettiva simile alla loro? Proprio di questo ci occupiamo oggi.

Naturalmente non si può pretendere in una pagina di darvi le regole d’oro per la redazione di un testo scritto o per parlare in pubblico, ma si può buttar lì qualche suggerimento su cose che spesso non vengono considerate, o non vengono considerate come meritano, quando si passa alla parte della trasmissione dell’informazione.

Scegliere il proprio mezzo di trasmissione

Innanzitutto, i mezzi di trasmissione delle informazioni sono tanti, soprattutto adesso con Internet, e possono essere più o meno formali, ma anche voi potete essere più o meno formali: pensate ad un blog, che può avere l’aspetto di una serie di pensieri messi lì come capita o di una serie di articoli. Comunque se vogliamo che la nostra ricerca faccia un certo effetto, e a questo bisognerà abituarsi in un certo modo se vogliamo che il paganesimo venga preso sul serio, ci sono alcune cose a cui pensare. Oggi possiamo esporre le nostre idee e ricerche attraverso mezzi scritti o orali: tra i primi rientrano i blog e le pagine web, che oggi tutti possono gestire, ma potreste anche avere l’occasione di scrivere un articolo per la carta stampata o avere il desiderio di scrivere un libro, che potrà essere pubblicato da un editore, se siete molto fortunati, o attraverso alcuni servizi che sono nati qualche anno, che stampano un libro e in qualche caso lo inseriscono anche in circuiti più o meno ampi. Tra i mezzi orali spaziamo dalla conversazione pura e semplice al podcast, alla conferenza o all’intervento in una riunione di qualsiasi tipo. Come vedete sono tanti e ciascuno di voi potrà trovare il mezzo che si adatta di più alle sue preferenze e capacità.

Per tutti quanti, compreso il blog che espone semplicemente i vostri pensieri, così come vi vengono, vale la regola di conoscere bene la lingua che si sta usando. Non significa assolutamente usare paroloni, che spesso servono più per fare scena che non per farsi capire, ma rispettare le regole base dell’italiano: soprattutto l’ortografia, è molto più gradevole leggere un articolo se non usa le kappa a sproposito, se non usa le x per dire per (che è accettabile solo negli appunti personali e negli SMS), se non abusa dei puntini di sospensione, mettendoli al posto delle virgole, se non usa abbreviazioni come cmq per comunque, nn per non (vanno bene negli SMS, dove c’è un limite di caratteri, al massimo nelle chat dove vi preme di scrivere veloce, ma sono fastidiose da leggere in qualsiasi altro contesto).

Sempre per quanto riguarda l’uso di un mezzo di comunicazione scritto, c’è poi il problema delle citazioni. Il nostro ciclo si è concentrato per la maggior parte su come trarre informazioni dai libri e dai siti, ma una volta che avete utilizzato quei libri o quei siti per la ricerca che state per trasmettere, sarebbe meglio citarli, sia per una questione di correttezza, sia per permettere ad altri di partire dalle vostre stesse basi: anche questa è trasmissione dell’informazione, ed è importante, scusate se mi ripeto, che i pagani si passino tra loro le informazioni. E poi citare una fonte può servire anche a voi di promemoria, se per caso vi servisse riprendere in mano un certo testo che faceva un’affermazione particolare. Durante un congresso promosso da un’associazione di atei nell’ottobre 2008, alcuni oratori, qualcuno anche avvocato, hanno detto parecchie mostruosità sulle religioni antiche, tra cui un’affermazione del tipo "Tutte le religioni indoeuropee hanno il mito del sangue di una stirpe che si incarna" detta proprio così, e gli è stato chiesto da dove avesse preso questa idea. Visto che l’affermazione era parecchio categorica, quel tale avrebbe dovuto o elencare una serie di miti indoeuropei che esemplificavano quello che aveva appena detto, o citare la fonte. Invece si è stizzito e ha sbottato che non si ricordava dove l’aveva letto e comunque non era importante per quello che stava dicendo. Se volete presentarvi un po’ seriamente, giusto il minimo indispensabile, evitate di fare queste affermazioni "un tanto al chilo" per poi trovarvi spiazzati. Potete quindi citare le vostre fonti durante l’esposizione o in mezzo all’articolo, oppure alla fine, ma è meglio farlo sempre e comunque se si fanno affermazioni importanti; vale ovviamente se si tratta di affermazioni che riportate da qualche altro studio: se si tratta di una vostra deduzione personale dovrete però comunque indicare da dove siete partiti per formarvi quella certa idea. Un libro di solito si cita con il nome dell’autore, il titolo di solito in corsivo, il luogo di edizione, l’editore e l’anno; invece un articolo di rivista con il nome dell’autore, il titolo del’articolo in corsivo, seguiti dalla preposizione in e il nome della rivista tra virgolette, il numero dell’anno e l’anno tra parentesi, il numero del fascicolo, le pagine di inizio e fine. Un sito internet è più semplice, perché bastano autore e indirizzo; se proprio volete aggiungere un tocco di classe, potete mettere la data dell’ultimo controllo, cioè l’ultima volta che avete visto quel sito, utile visto che i siti spesso vanno e vengono.

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L’altra metà della comunicazione: il destinatario

L’episodio della conferenza degli atei mi dà lo spunto per un altro suggerimento: chiedetevi sempre, quando volete comunicare qualcosa, a chi vi state rivolgendo. Forse questo tale pensava di trovarsi di fronte ad un pubblico di ignoranti, non tanto nel senso di persone non preparate su un certo argomento, quanto nel senso di persone che ignorano come si deve condurre con metodo un’esposizione. Vale soprattutto per le conferenze, in cui più o meno sapete in che contesto viene inserito il vostro intervento, ma potete più o meno individuare un pubblico ideale anche per uno scritto o un podcast: a chi vi state rivolgendo e perché? Volete spiegare un qualche argomento del paganesimo a persone che non sono pagane e magari conoscono del paganesimo solo i luoghi comuni? Vi rivolgete a persone che già sono pagane ma vi interessa sottolineare una vostra idea o interpretazione di quello che è il paganesimo? Vi rivolgete a persone non pagane ma in qualche modo esperte di quello che state dicendo? Per capirci, pensate di trovarvi a fare un intervento sulla libertà di religione di fronte ad un pubblico di pagani, assortiti per preparazione culturale, o di fronte ad un pubblico di giuristi, che però non sono pagani e ai quali volete far capire come i pagani vivono quella particolare situazione, o di fronte ad un pubblico misto.

Per non dilungarmi troppo vi do altri suggerimenti brevi e in ordine sparso: fate attenzione ai tempi quando dovete parlare e cercate di non essere troppo prolissi, soprattutto se avete dei limiti di tempo; chiedetevi sempre quale mezzo è più adatto a voi o a quello che volete dire e tenete presente che oggi è possibile comunicare anche attraverso i video o le immagini, se ne vale la pena, ma che non bisogna fissarsi su un mezzo (ad esempio fare esclusivamente video, anche quando il video consiste in un’immagine sola e un testo parlato che non ha a che vedere con l’immagine) né bisogna per forza inserire immagini dove non servono, o parlare quando le immagini si commentano da sole; cominciate dai mezzi più semplici se non siete sicuri; osservate quello che fanno altri, nel bene o nel male: se volete fare un documentario, osservate i documentari alla televisione, se volete parlare in pubblico, osservate altri che lo fanno e cercate di notare quello che secondo voi non va per non ripeterlo o quello che vi piace per provare ad imitarlo, ma senza mai perdere di vista voi stessi.

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Manuela Simeoni

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